Ci sono domande che lascio aperte perché mi costringono a dare valore al mio modo di lavorare.
Alcune di queste sono: «Scrivere serve? A chi serve? Perché si scrivono e si fanno leggere pensieri ed emozioni, perché si raccontano dolori e sconfitte, perché si pubblicano libri che testimoniano vite, a volte vite di persone non famose?».
L’incipit de Lettera aperta di Goliarda Sapienza dà risposta a queste domande.
Non è per importunarvi con una nuova storia né per fare esercizio di calligrafia, come ho fatto anch’io per lungo tempo; né per bisogno di verità – non mi interessa affatto, – che mi decido a parlarvi di quello che non avendo capito mi pesa da quarant’anni sulle spalle.
Goliarda Sapienza parla a tutte e a tutti noi insieme.
La immagino seduta su una sedia in legno, da vecchia taverna, in alcuni punti tarlata, al centro di un palcoscenico buio, senza oggetti o persone intorno. La immagino con la sigaretta in mano, un vestito abbottonato davanti, color carta da zucchero, scarpe basse in cuoio, che si rivolge alla platea e racconta. Si racconta.
Non per bisogno di verità, che non le interessa affatto, ma, come dirà più avanti, per fare ordine.
Scrivere per fare ordine. Scrivere per liberarsi da pensieri impolverati, come ci si libera da oggetti inutili e brutti. Scrivere ciò che non si è capito e che ha peso.
Scrivere non per cercare la verità. Poiché quale verità troveremmo? Quella che ci siamo costruita o quella che ci hanno trasmesso? La verità del passato è cangiante, può incattivirsi o liquefarsi.
I primi libri di Goliarda Sapienza sono autobiografici, ma scritti con destrezza narrativa, lasciti di letture erudite che non vuole mostrare, eppur traspaiono. Narra di infanzia e giovinezza, dei periodi di ospedalizzazione per problemi psichiatrici, della terapia psicoanalitica, della breve permanenza al carcere di Rebibbia, dove ritrova un suo scrivere più schietto e autentico. Insomma, narra di sé. Come hanno fatto molte altre scrittrici, spesso messe in secondo piano rispetto alle opere di ugual genere di scrittori.

Parleremo di Goliarda Sapienza in due incontri online, giovedì 8 e 15 luglio, dalle 18.00 alle 20.00.
Ritorno alla domanda iniziale: Scrivere serve? Sì, serve a fare ordine.