Ammetto di non aver mai sentito parlare di Lettura creativa, già mi pare ardito parlare di Scrittura creativa. Però ne parla Maurizio De Giovanni, sul numero de la Lettura del Corriere della sera (#450 ● 12 luglio 2020), ricordando Andrea Camilleri ad un anno dalla morte. Vediamo cosa diceva Camilleri nel ricordo di De Giovanni.
Perché leggere è fermarsi in bilico su una frase, tornare indietro e poi andare avanti veloce, giocare con una parola e col suo suono. Leggere. Mi manca leggere, diceva. E della lettura infatti parlava in maniera visiva.
Su questo non c’è novità. Sappiamo che una delle prerogative, tra le più forti, della lettura è quella di creare visivamente altri mondi e che questo miracolo ci è dato dalle parole, dalla loro orchestrazione, dal ritmo, dalla musica che creano, dal risveglio dei sensi. Poi De Giovanni prosegue:
Diceva: che cosa straordinaria possono essere i libri. Ti fanno vedere posti in cui agli uomini succedono cose meravigliose. Allora la testa ti parte per un verso, gli occhi scoprono prospettive fino a quel momento inedite. E cominci a farti parecchie domande. Lettura creativa, insomma.
Ecco, questo non sembra capiti con tutti i libri o forse non è colpa dei libri ma della mancata attitudine di chi legge a porsi ‘parecchie domande’. Così il piacere della lettura, per fuga dalla realtà o per godimento di creazione di mondi, plana sul fiorire di domande, domande altre alle nostre consuete, ché quelle le conosciamo talmente bene che perfino ci scordiamo di trovare le risposte. No, qui si tratta di stare in piedi di fronte a domande nuove, a cui non avevamo pensato e forse non l’avremmo fatto se non avessimo letto quella pagina, quel racconto, quel libro. Non è niente di nuovo, lo so, la novità, per me è di aver letto l’etichetta che De Giovanni dà a un processo naturale della lettura, che mi interessa confinare nel ‘porsi parecchie domande’.
Le domande mi stanno affascinando più delle risposte; ho acquisito l’abitudine di stare dentro la domanda, attendendo la risposta che di certo arriva, quando ormai ho dimenticato la domanda originale.