Ti racconto

Memento

La memoria può cambiare la forma di una stanza, il colore di una macchina, i ricordi possono essere distorti, sono una nostra interpretazione, non sono una nostra realtà, sono irrilevanti rispetto ai fatti.

Da Memento, film del 2000, diretto da Christopher Nolan

Se non l’avete visto, vi consiglio questo film per il tema, l’intreccio, il montaggio.

È una cosa che ancora mi stupisce, il fatto che ci attacchiamo così fortemente ai ricordi, quando sappiamo – ora ce lo dice anche la scienza – che la memoria è fallace, che non possiamo confidare in lei nel dire: «È proprio così, credimi, me lo ricordo perfettamente, tu…», mentre il nostro interlocutore sostiene esattamente l’opposto con la stessa nostra veemenza e sicurezza. Potrebbe non essere vero quello che diciamo di ricordare, potrebbe essere qualcosa di simile a ciò che ricordiamo esser vero, ma non è esattamente vero. Non è un fatto. Potrebbe essere un’interpretazione.
Nel film il protagonista, dopo un incidente, ha memoria di quello che sta vivendo solo per 15 minuti, dopo dimentica. Può ricordare tutta la sua vita prima dell’incidente, ma non quello che ha fatto dopo, e non il presente, che sfugge, come granelli di sabbia alzati da una folata di vento. Per questo motivo ha adottato un metodo che deve applicare in modo disciplinato e ordinato: scatta foto con la polaroid e vi scrive il nome della persona o altre annotazioni che gli servono per attenersi a quelli che ritiene essere i fatti. Deve fidarsi della sua scrittura, del suo metodo, dello sguardo delle persone. Nonostante ciò, può essere manipolato, perché basta che una donna, schiaffeggiata dal protagonista stesso, gli dia un’altra versione di quello che le è accaduto, che quella che lui crede essere una realtà di fatti non lo è più: è una realtà manipolata.
Il motivo per cui propongo incontri di scrittura per modificare i ricordi, mettendoci inventiva, creatività, dettagli che non ricordiamo o che addirittura non c’erano, è perché il passato non è reale. Il passato è tale per le emozioni e i sentimenti che ci legano. Le immagini, le parole, i colori, possono essere ingannevoli. Sul Tu mi hai detto questo! Sei stato tu! possiamo costruire la nostra identità, che si incrina o si rompe quando poi scopriamo che non è possibile che quella persona ti abbia detto esattamente quelle parole e ti abbia provocato quella reazione perché quella persona, colpevole di aver malamente forgiato la tua identità, non c’era, non era presente, era a chilometri di distanza e pertanto non può aver pronunciato le parole diventate un mantra tossico.
Le nostre vite sono costruite sul detto o non detto, sul fatto o non fatto del passato, che riteniamo essere come blocco di marmo bianco. Innumerevoli eventi di vita, vissuta con emozioni e sentimenti forti, hanno impresso forme dentro di noi e hanno creato pensieri e azioni, che nel loro insieme costituiscono parte della nostra identità e per modificarli, raccontandoli a voce o con la scrittura, bisogna aver coraggio, perché rischiamo di modificare parzialmente la nostra identità e questo spesso non lo vogliamo. Siamo attaccati e assuefatti all’idea di quello che è successo o non è successo, cambiare la versione di quello che è stato può far crollare l’edificio della verità e questo ci mette paura.
La paura è una delle ragioni per cui le persone provano ritrosia a scrivere di sé, nascondendosi dietro il Non so scrivere, Le mie storie non sono interessanti, Mi vergogno, Chissà gli altri cosa penserebbero di me. Sono legittime perplessità che celano paure più grandi: il confronto con se stessi, il lasciare andare parti di sé, mettendole sotto la lente della consapevolezza, il ritrovarsi delusi per il comportamento di una persona, che abbiamo ammirato oltre misura. Il passaggio dall’ombra alla luce è doloroso e faticoso, costa lacrime la frantumazione di mondi interiori, e si prova solitudine, grande, perché ci sentiamo abbandonati perfino dalle nostre storie distorte e dalle accuse che abbiamo fatto agli altri, ma che invece dobbiamo fare anche a noi.
Per quanto mi riguarda non smetterò di rimodellare il mio passato, perché ogni volta che prendo in mano pezzi di me in ombra e do luce attraverso le parole scritte, mi sento più dolorante ma più libera. Questo è il contraltare che spaventa: la libertà dal passato.

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